Oltre la leggenda: la storia di Tazio Nuvolari
«Nuvolari ha la maschera tagliente, di morire non gli importa niente…Nuvolari è cinquanta chili d’ossa, due più due fa sempre sette!» cantava Lucio Dalla.
Maglietta gialla, fisico da fantino, Tazio Nuvolari è più di un nome di un circuito oggi: è l’emblema delle corse per tutti gli appassionati, di qualunque età, capace di unire sotto lo stesso ombrello generazioni diverse tra loro ma accomunate dall’esaltazione per la velocità.
Una vita intrecciata con Alfa Romeo e Ferrari, segnata anche dalla rivalità tutta italiana con Achille Varzi. Oggi vogliamo raccontarvi parti della lunga storia del “mantovano volante” (così era stato ribattezzato il grande Nuvolari), anche umana, perché è dall’uomo che nasce la grandezza e scaturisce la leggenda.
La storia di Tazio Nuvolari
Nato a Castel d’Ario (Mantova) il 18 novembre 1892, fin da bambino è attratto dalle discipline sportive più che dallo studio. Una fortuna potremmo dire, altrimenti ci saremmo persi un campione come ne nascono uno ogni cento anni.
Il piccolo Tazio ha gli esempi del padre e dello zio Giuseppe, entrambi ciclisti e quest’ultimo un vero asso della bicicletta: è da lui che Nuvolari apprenderà la passione per la velocità, e sarà proprio lo zio a metterlo per la prima volta su una motocicletta e insegnargli a condurla.
Il giovane Tazio non è immune da qualche “marachella”: una notte ruberà l’auto del padre per fare un breve giro, tornando incolume, a soli 13 anni. E’ il primo assaggio di quella che sarà una passione per tutta la vita.
Durante la prima guerra mondiale fa l’autista per le ambulanze che trasportavano i feriti per la Croce Rossa, ma fa anche da autista di camion e vetture che servivano gli ufficiali dell’epoca.
E’ proprio con un colonnello a bordo che una volta esce di strada, per sentirsi dire che l’automobile non fa per lui. Evidentemente mai detto fu più soverchiato di così.
Il 10 novembre 1917, a Milano, sposa Carolina Perina. Il 14 settembre dell’anno successivo viene alla luce il loro primogenito, Giorgio.
Solo all’età di ventotto anni, nel 1920, Tazio Nuvolari otterrà la licenza di corridore motociclista, e farà il suo esordio lo stesso anno al Circuito Internazionale Motociclistico di Cremona.
Nato per diventare un mito
“Un uomo senza paura” lo definì Enzo Ferrari. E Nuvolari paura sembrava non averne proprio, guidando addirittura oltre i limiti del proprio fisico e del mezzo che stava conducendo, incurante dei limiti meccanici, tagliando il traguardo col volante in mano e sterzando con una chiave inglese tra gli applausi basiti del pubblico a Torino, nel 1946.
Tra le sue pazze imprese, che alimentarono il mito della sua figura grazie anche al regime fascista che si nutriva di celebrità e eroiche azioni, ricordiamo anche la vittoria al Gran Premio delle Nazioni sotto un’acqua torrenziale, bendato e fasciato.
O ancora la vittoria sul circuito del Tigullio arrivando sui cerchi delle ruote, dopo una digressione in fuoristrada. Vince al volante di un’Alfa 1750 la coppa Ciano guidando con un corsetto applicatogli dopo una caduta in moto. A Brno arriva secondo col cerchio posteriore senza più lo pneumatico.
Insomma una ricetta incredibile per creare il mito dell’uomo indistruttibile, indomabile dalle asperità e sempre pronto a cavarsela con un guizzo di genio e sregolatezza.
Tazio Nuvolari sapeva di essere in gamba, molto in gamba, ma non portava mai questa sensazione al di fuori dell’abitacolo di un veicolo, restando umile nella vita quotidiana.
Ha inventato uno stile di guida suo, e di fatto è il padre della cosiddetta derapata controllata, la capacità di percorrere le curve in sovrasterzo facendo sbandare le ruote posteriori. Curve che lui chiamava opportunità, riuscendo a vincere anche contro mezzi più potenti.
Der Teufel
Come dimenticare l’umiliazione subita da Hitler, giunto per vedere trionfare al Nurburgring – in occasione del Gran Premio di Germania – le Mercedes da 460 CV di potenza.
Le vetture della stella a tre punte si faranno prontamente bagnare il naso, anche se non senza difficoltà, da un italiano un po’ pazzo e un po’ geniale alla guida di un'Alfa Romeo P3 da 330 cavalli, dopo quattro estenuanti ore di gara, per la gioia di Enzo Ferrari (il capo della scuderia del biscione).
Uno smacco non da poco per i tedeschi, che vantavano una tecnologia migliore almeno sulla carta, ma a cui forse mancava la passione e l’immenso cuore italiano di Tazio Nuvolari. Un uomo così nasce di rado. Una vittoria strappata sull’inferno verde, il Nordschleife, una pista da quasi 23 chilometri e oltre 160 curve.
Pensate che gli organizzatori dell’evento nemmeno avevano il disco per suonare l’inno Italiano – ma Nuvolari si che ce l’aveva, nella borsa. Tanto era sicuro di sé.
Da quel giorno, per i tedeschi, il campione italiano venne soprannominato “der Teufel”, il diavolo.
La Mille Miglia e Achille Varzi
Altro episodio leggendario? La vittoria alla Mille Miglia del 1930. Tazio Nuvolari contro Achille Varzi su due Alfa Romeo 1750 sostanzialmente identiche.
Il campione mantovano avvicinò al buio, a fari spenti per non farsi vedere, il Varzi, sorpassandolo con una manovra che anche adesso fa scendere i brividi lungo la schiena.
Provate anche solo lontanamente a immaginare la faccia di Varzi a vedersi spuntare dal nulla, nel buio più totale, il muso della vettura di Nuvolari. Impresa pazzesca.
La vita privata
Il campione non fu altrettanto fortunato nella vita personale. Nel 1937 perse il primo figlio, Giorgio, e qualche anno più tardi anche il secondogenito Antonio.
Non è un caso insomma che le foto di quegli anni mostrino un Nuvolari con lo sguardo sempre velato di tristezza. A nulla può servire essere il migliore di fronte a lutti così tremendi.
A fermare la cavalcata e le numerose altre vittorie del supercampione arriverà la malattia, che lo piegherà nelle corse prima e nella vita privata poi, con due ictus, fino a spegnersi nel suo letto, come aveva sempre temuto, l’11 agosto 1953 all’età di 60 anni.
Ai suoi funerali partecipò una folla stimata di ventimila persone, un tributo a questo campione che aveva spesso unito l’Italia, facendo innamorare non solo gli appassionati ma anche il grande pubblico.
Onorificenze a Tazio Nuvolari
Tra gli altri riconoscimenti, la famosa Casa Svizzera produttrice di cronografi di classe, Eberhard, ha dedicato a Tazio Nuvolari un orologio con il suo nome. Tanti comuni hanno apposto Tazio Nuvolari ad una via o piazza. Perfino Roma ha una via Tazio Nuvolari.
In provincia di Pavia, a Cervesina, troviamo un autodromo Tazio Nuvolari, votato alla velocità ed aperto al pubblico anche per le prove con le proprie vetture.
A Learco Guerra, vicino a Mantova, a pochi chilometri dal suo paese natale, nella ex chiesa del Carmelino troviamo il museo Tazio Nuvolari.