Il gruppo italo-americano FCA e quello francese Renault in cerca di sinergie per lo sviluppo
Domenica, quando sono uscite le prime agenzie di stampa sul possibile interesse alla fusione dei due gruppi automobilistici, il nostro pensiero ha volato tra Italia e Francia, tra l’Avvocato Agnelli e Marchionne, tra la R5 e la Cinquecento. Il nostro pensiero di stampo emotivo ha virato verso la storia ed il nostro immaginario.
In realtà, quando avvengono questi annunci, significa che le negoziazioni e le trattative sono già ad un livello avanzato e che l’interesse è reciproco e profondo.
Il mondo dell’automotive sta vivendo una stagione epocale di cambiamento di tecnologia, dopo l’invenzione del motore a scoppio che ha permesso nuovi livelli di mobilità nel primo dopoguerra e ha portato alla motorizzazione di massa degli anni ’50 e ’60. La conversione all’elettrico ha un impatto pesante sugli investimenti da sostenere e sugli impianti di produzione.
Alfa Romeo Giulia
Chi avrebbe mai pensato che un nuovo player mondiale come Tesla, che non sapeva neanche quante ruote avesse un’automobile, si sia messo a progettare nuove vetture completamente elettriche, rivoluzionando il mondo del trasporto privato fino a spingere i colossi dell’auto a cambiare loro volta strategia e diventare degli inseguitori? Nessuno.
Bene questo sta avvenendo e questa situazione sta accelerando molto i processi di evoluzione sul mercato. Quindi da soli non si può più procedere, è necessario allearsi per riunire le forze tecnologiche, finanziarie e le strategie di mercato (presenza nei diversi continenti).
Questo è il motivo per cui i due gruppi si sono confrontati per rispondere ad una precisa esigenza di mercato. Allora si valutano i plus e minus delle due aziende per valutare le sinergie ed i potenziali di condivisione di entrambi per meglio sostenere la crescita e lo sviluppo in un ecosistema competitivo.
Nissan Leaf
Renault Clio
Il gruppo Renault (che ha una quota di controllo del 15% dello Stato Francese) ed ha partecipazioni in Nissan e Mitsubishi, ha dalla sua una grande competenza nelle vetture elettriche (la Nissan Leaf è la vettura elettrica più venduta al mondo). La domanda da farsi è quindi che valore possono sprigionare i due partner per una crescita sostenibile e profittevole in ambito mondiale?
FCA ha in saccoccia dei marchi storici di valore come Alfa Romeo e Maserati che non hanno ancora espresso le loro potenzialità, poi ha una forte presenza in sud America con Fiat e con Chrysler e Jeep in U.S.A., oltre alla presenza di Fiat in Europa. Renault ha grandi competenze sull’elettrico ed una forte presenza europea, una gamma media ed una “bassa” con Dacia, oltre che uno zampino in Giappone con Nissan e Mitsubishi. Entrambi i gruppi sono deboli nel mercato più forte al mondo come quello cinese (28 milioni di vetture annue). Abbiamo quindi un gruppo che potrebbe sviluppare competenze sia su vetture premium che di gamma media che di prezzo. Le sinergie sono quindi notevoli sul lato sviluppo prodotto, piattaforme e mercati presidiati (Renault non ha rete di vendita in U.S.A.).
Fiat Cinquecento
Negli ultimi 30 anni abbiamo visto che le fusioni hanno quasi tutte fallito, a meno che non si trattasse di convergenze su prodotti specifici o piattaforme condivise. I casi più eclatanti sono stati i tentativi di Renault e Volvo negli anni 80 e 90, il tracollo di Daimler e Chrysler negli anni ’90 o il fallimento totale e rottura tra Gm e Fiat a cavallo del 2000. Peraltro il caso di Fiat e Chrysler è uno di quelli di straordinario successo tra due soggetti già dati per morti, ma resuscitati dalle ceneri grazie ad una grande abilità manageriale (Marchionne) ed una determinazione politica (Obama) in una situazione di crisi finanziaria mondiale.
Il nuovo gruppo industriale potrebbe sviluppare oltre 8,5 milioni di veicoli annui. Fiat e Chrysler hanno impiegato 6 anni per parlarsi e trovare sinergie, poi dal 2014 si sono riunite sotto il tetto FCA e sono diventate un vero gruppo globale. Ora per fondere veramente due culture (molto importante per il successo del progetto) e realizzare un vero gruppo ci vorranno degli anni.
La partita diventa interessante inglobando Nissan che ha sviluppato e detiene i brevetti per ibrido ed elettrico e Mitsubishi. Le conseguenze per i reparti produttivi ci saranno, magari non subito, in termini di personale lasciato a casa. L’alternativa è però peggiore della cura, perché entrambi i gruppi faranno fatica a sostenere un cambio tecnologico così importante come quello che sta avvenendo ora. E dopo l’elettrico si arriverà probabilmente all’idrogeno (unico vero sistema di alimentazione ad impatto zero sull’ambiente).
Le incognite sono molte e tutte da approfondire. L’anello debole della catena sarebbe l’Italia che non ha voce in capitolo (FCA di fatto è una società con sede ad Amsterdam), mentre la Francia ne ha e guadagnerebbe la possibilità di approdare oltreoceano. I giapponesi sono perplessi ma non possono rimanere un piccolo operatore a rischio elevatissimo e senza risorse finanziarie dati i volumi ridotti.
Ci sarebbe piaciuto avere Marchionne a questo tavolo, sarebbe tutt’altra cosa.
Jeep Rubicon